A pochi passi dal casello di Agrate dell’autostrada A4, le linee di produzione di STMicroelectronics lavorano per produrre giorno e notte un numero impressionante di sensori inerziali microelettromeccanici (MEMS): ben 3 milioni di pezzi al giorno.
Avete letto bene, non è un errore di battitura e diventano approssimativamente 1 miliardo di sensori all’anno, equivalenti a circa il 50% del fabbisogno mondiale di questi ormai fondamentali componenti che combinano sullo stesso chip di silicio strutture meccaniche e circuiti elettronici.
Un qualunque wattmetro generalmente non ha problemi a misurare potenze dell’ordine dei 20 W e superiori.
Quando invece si vogliono eseguire misure accurate sui consumi energetici in stand-by, le potenze in gioco sono molto piccole e le difficoltà di misura aumentano notevolmente.
Il fenomeno dell’intermodulazione passiva, o PIM (Passive InterModulation), è un problema ben noto che affligge gli impianti di trasmissione a radiofrequenza, ma che sta tornando prepotentemente alla ribalta perché minaccia di rendere tremendamente difficile la convivenza tra le reti mobili LTE di nuova generazione con gli altri servizi di comunicazione esistenti.
L’intermodulazione passiva, in sé un fenomeno semplice, è pero difficile da identificare e misurare. Vediamo come si può fare.
Come collaudare un impianto fotovoltaico per determinarne la prestazione secondo le normative da rispettare per collegarsi alla rete elettrica?
Il problema del rumore e dell’interferenza elettromagnetica (EMI, ElectroMagnetic Interference) è intrinsecamente legato al processo di comunicazione.
Sin dagli albori delle radiocomunicazioni, si era riscontrato che uno spark elettrico genera un segnale elettromagnetico che ha un ampio spettro armonico che interferisce con i dispositivi elettrici ed elettronici in modo più o meno grave.
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